Ho un'idea...


La scelta di candidarmi alle prossime elezioni regionali è maturata grazie ad un confronto con tanti amici e amiche, e con chi ha, in questi anni, condiviso un percorso legato alla difesa dell’ambiente e delle risorse non riproducibili, per un territorio libero da servitù militari, per una democrazia reale non soggetta ad imposizioni calate dall’alto e dettate da misteriose “ragion di stato”.

Questa scelta ha fatto i conti con la crisi delle forme classiche di rappresentanza, che nella vicenda che più di ogni altra mi ha coinvolto negli ultimi quattro anni, quella del Dal Molin, è emersa in maniera chiara, e con la quale tutti si sono dovuti confrontare.

La lista I.D.E.A. per il Veneto (Italia Democratica, Etica, Ambientalista) nasce da una riflessione che ha coinvolto diversi attori della società veneta. Un incontro proficuo tra Verdi, ambientalisti ed esperienze del Terzo Settore, della finanza solidale come Banca Etica, dell’associazionismo, ha dato vita a quello che vuole essere un vero e proprio laboratorio dove ridefinire pratiche collettive tese alla salvaguardia del bene comune, capace di andare oltre le categorie classiche della politica, ritenute non più sufficienti per affrontare le grandi sfide che oggi ci attendono.

Un intreccio di storie personali, di linguaggi e di percorsi, uniti non da un’ideologia o da un’appartenenza, bensì dalla voglia di rimettersi in discussione, di costruire un nuovo inizio, raccogliendo il meglio delle proprie esperienze per condividerle con altri.


I.D.E.A. nasce per dare risposte innovative, sganciandosi da griglie ideologiche e paradigmi consolidati, a volte immutabili, con la consapevolezza che nessuno oggi si possa proclamare autosufficiente. Il Veneto, la nostra regione, attraversa una fase delicata. Per la prima volta il glorificato “modello Nordest” si trova a dover affrontare la crisi globale, che non è congiunturale quanto invece sistemica.

In un territorio attraversato e imbonito dalle balle leghiste sul federalismo, si può sperimentare un modo nuovo di interpretare e declinare fattivamente la questione federalista, ora artificiosamente perimetrata dentro la definizione applicativa dell’art. 119 così come disegnato dal Titolo V° della Costituzione, ovvero la cosiddetta questione fiscale, qualificando una proposta che, ancora una volta, veda confliggere il territorio, inteso non solo e non più come dimensione geografica, come dato statico e preesistente, quanto invece come luogo continuamente ridefinito dalle dinamiche sociali, produttive e dalle scelte politiche che lì si affermano.

Questa è la sfida suggestiva che mi ha convinto a mettermi in gioco. Perché il Veneto non può essere interpretato solo da chi innalza muri identitari, da chi semina paure e rancori, da chi agita la questione del federalismo e dell’autogoverno per poi accodarsi a quanto viene deciso a Roma e imposto qui. Sono convinto che esista un altro Veneto. Sta a noi, per dirla con Calvino, “cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio”.
 
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